giovedì 17 gennaio 2013

Cosa cambia per le startup con il Decreto Crescita



La cosa più evidente, e nella sua semplicità davvero rivoluzionaria, è che per la prima volta viene introdotta una definizione di startup che abbia un valore normativo, al di là delle elucubrazioni degli addetti ai lavori. In gran parte il governo ha accolto qui i suggerimenti del rapporto Restart Italia!, di cui avevamo già parlato (e sarebbe stato strano il contrario, dopo che il gruppo di lavoro aveva lavorato diversi mesi a diretto contatto con il ministro).   

Quindi (art. 25): per potersi fregiare dell'appellativo di startup - e accedere quindi ai relativi finanziamenti - bisogna che l'atto costitutivo della società risalga al massimo a due anni prima; l'azienda non deve aver distribuito utili e avere un fatturato non superiore ai cinque milioni di euro, avere sede in Italia e rispondere ad altri requisiti inseriti per evitare che possano essere fatti " giochini", (ad esempio, il non essere frutto di cessione o fusione).  

Spunta anche l'" incubatore certificato"; oltre a essere definito come " una società di capitali di diritto italiano, o di una Societas Europaea, residente in Italia", si dice che " i requisiti che gli incubatori devono possedere sono legati alla disponibilità di risorse materiali e professionali per svolgere tale attività". Tradotto significa in pratica che l'incubatore deve disporre di immobili dove accogliere le nuove aziende, attrezzature adeguate, competenze, legami di collaborazione e partnership con Università e centri di ricerca. Tali requisiti verranno prodotti per autocertificazione.  
Un'ottima cosa, nel segno della trasparenza, è la creazione di una sezione apposita del Registro delle Imprese in cui dovranno obbligatoriamente iscriversi startup e incubatori. I soldi. Sono anche più quanto si era prefigurato in un primo momento (si mormorava di 60 milioni di euro). Invece, si legge nel documento: "per le startup vengono messi subito a disposizione circa 200 milioni di euro, tra i fondi stanziati dal decreto sotto forma di incentivi e fondi per investimento messi a disposizione dal Fondo Italiano Investimenti della Cassa Depositi e Prestiti (vedi update*).   

Nelle prossime settimane, con un apposito decreto ministeriale, saranno stanziate ulteriori risorse per nuove imprese presenti nel Mezzogiorno". La norma, a regime, impegnerà 110 milioni di euro ogni anno per incentivare le imprese innovative. A ciò si aggiunge la previsone, contenuta nell'articolo 30, di un canale agevolato di accesso al credito per le startup, che " potranno usufruire gratis e in modo semplificato del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, anche mediante la previsione di condizioni di favore in termini di copertura e di importo massimo garantito".  

Parecchie novità anche sul fronte dello snellimento burocratico e dei costi necessari per avviare l'attività: come l’esonero, per i primi quattro anni, dai diritti di bollo e di segreteria per l’iscrizione al Registro delle Imprese, e quello dal pagamento del diritto annuale dovuto alle Camere di commercio.  
Il governo ha accolto inoltre la proposta, avanzata dalla task force e mutuata dal modello anglosassone, di associare (art.29) al rischio di impresa dipendenti e collaboratori, tramite l'assegnazione di quote o azioni della startup. In pratica le persone vengono motivate a investire sul futuro dell'azienda, sperando di condividere magari oltre ai tempi duri, anche l'eventuale successo.   

Cambia anche la procedura del fallimento, uno dei peggiori spauracchi per chi voglia avviare un'impresa: nel caso delle startup, visto l'elevato e fisiologico tasso di mortalità, nel caso l'avventura non porti frutti, non si prevede la perdita di capacità dell’imprenditore ma la "mera segregazione del patrimonio destinato alla soddisfazione dei creditori" (art. 31).   

Dulcis in fundo, il ministro dello Sviluppo economico dovrà presentare entro il primo marzo di ogni anno una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni in materia di startup innovative, mettendo in rilievo soprattutto l’impatto di tali norme sulla crescita e l’occupazione.  


*Update  
La parte relativa ai fondi messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti non ha poi trovato attuazione nel decreto vero e proprio, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Una delle critiche mosse al provvedimento finale è stata proprio quella di non prevedere un'iniezione diretta di liquidità nel sistema.

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